Il tempo di una vita by Francesca Pini

Il tempo di una vita by Francesca Pini

autore:Francesca Pini [Pini, Francesca]
La lingua: ita
Format: epub
editore: De Ferrari Editore
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Strehler prova “Re Lear” con Ottavia Piccolo e Tino Carraro nel 1972-73.

Ancora prove del “Re Lear”.

Con Valentina Cortese nel “Giardino dei ciliegi” nel 1973-74.

Paolo Grassi disse che in verità la sua prima messa in scena avvenne nel mese di gennaio 1943…

Sì, sì, ma non ne parlo mai…fu un’esperienza dilettantistica.

O forse non ne vuole parlare perché la sua prima esperienza registica avvenne in un teatro, in un’istituzione creata da una personalità del fascismo? Lei era già orientato a sinistra a quell’epoca?

Diciamo che la resistenza al fascismo era un fatto assolutamente quotidiano. Mi ricordo che avevamo il distintivo del partito fascista solo per poter andare a teatro, dove c’era un barlume di teatro. C’erano delle riviste dei gruppi universitari fascisti, che erano anche dei ripari per antifascisti e questo era il clima di quel periodo, dove con Dino Risi e anche altri inscenammo una manifestazione terribile, alla Triennale, dove facemmo proiettare La grande illusion di Renoir. In quel momento erano esplose le ostilità contro la Francia. Gli attori, in una sequenza del film, cominciarono a cantare la Marsigliese, e tutta la sala si alzò in piedi per cantare insieme a loro l’inno. Fu uno scandalo politico, ci cercarono, ci fecero delle cose terribili, noi facemmo credere che era uno scherzo, che non sapevamo quello che era successo. Mentre era vero tutto il contrario: accadde ciò che volevamo accadesse. Dunque il problema non si poneva, eravamo un gruppo importante di antifascisti, facevamo parte di un gruppo misto a Milano dove c’erano comunisti e anarchici che volevano gettare delle bombe; agli occhi della gente passavamo per giovani studenti universitari, ma in realtà eravamo attivisti. La resistenza al fascismo cominciò molto prima del 1943, già nel 1936/39 ai tempi delle mie prime esperienze come attore. Alcuni di noi erano già impegnati in una resistenza più nascosta, rispetto a quella più manifesta che si ebbe dopo, contro il fascismo. Se mi domando perché questo è successo, dico, con certezza assoluta, che questo è successo semplicemente per ragioni culturali. Personalmente non avevo alcuna formazione politica, non avevo precedenti politici, ma ci ritrovammo in modo imprevisto, tra amici che amavano certi autori, certe opere, che avevano un certo modo di pensare stranamente in netto contrasto con quello che voleva il regime. E così ci siamo ritrovati dall’altra parte della barricata anche perché qualcuno ci aveva spiegato che era bene fare così, non perché Marx la pensava in questo modo, non perché la rivoluzione russa si era svolta così, non perché Lenin avesse fatto cosà, ma semplicemente perché noi amavamo certi autori. C’erano autori ebrei che amavamo molto, volevamo ascoltare certe musiche. Noi volevamo cose proibite, ritenute tali perché erano pericolosamente rivoluzionare per il fascismo. Com’era possibile che tutto quello che pensavamo, che amavamo, che i testi che volevamo leggere, che i dipinti che ci piacevano di più fossero frutto di orribili antifascisti ebrei da bruciare? Perché pensavamo che Einstein fosse un genio, che Freud dicesse delle cose capitali? È stato il fascismo stesso a spingerci a diventare antifascisti,



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.